Pierluigi Billone
Nel film Nostalghia di Andrej Tarkowskj, Domenico il “matto”, spiega così la scritta 1+1=1 sulla parete della sua casa: versando due gocce d´olio nella mano.
Ogni strumento musicale si è perfezionato incorporando nelle sue caratteristiche un patrimonio di sensibilità e capacità corporee nei confronti della materia, la concezione del suono, la cultura del fare e dell’ascolto da cui nasce. Il primo contatto del corpo con lo strumento è quindi già condizionato, ma resta aperto. Sebbene le caratteristiche generali dello strumento rimangano invariate, la pratica è come un organismo sensibile.
Lo strumento comincia ad esistere anche diversamente, ad essere pensato secondo altri orientamenti, si forma così una corrente di esperienze che ne modifica le possibilità, creando delle vere e proprie dimensioni differenti ( sonore, ritmiche, corporee, ecc). I mutamenti che approdano alla tecnica strumentale attraverso ogni scoperta individuale, sono tracce (a vari gradi di evidenza) delle esperienze umane e culturali da cui provengono, e "vibrano" nell’ascolto come particolarità, identità, provenienza, sono strati attivi del suono, materia viva con una propria intelligenza.
Da tempo, nei limiti del mio lavoro, sono portato ad ascoltare così la particolarità e le differenze, cercando punti di contatto e legami possibili fra dimensioni, che però restano nella loro autonomia. Con questa attenzione (e una sensibilità quasi da archeologo...) entro in spazi dello strumento a me ancora ignoti. Qui ogni particolarità può essere una differenza illuminante, un legame da cogliere, il germe di una costruzione, un antecedente da riconoscere, un complementare necessario, una estraneità da comprendere, uno stato irripetibile che oltrepassa le possibilità della scrittura, e in questo senso non ci sono aspetti indifferenti.
Pensare e rappresentare lo strumento con il suo mondo sonoro a più dimensioni come uno spazio definito, dove potersi muovere razionalmente, è una necessità del lavoro. Non restare intrappolati in questa rappresentazione però, consente di ascoltare i limiti della propria concezione e rimanere sensibili al farsi del suono nella sua interezza. Ciò implica però la messa in gioco di altre capacità (anche gli archeologi devono imparare a scavare...).
Attraverso il fare concreto degli interpreti, la pratica e l´intelligenza del suono si inscrivono nel corpo e nello spazio, nella dimensione rituale e impersonale dell’ascolto in comunione. Suono, corpo, fare, ascolto, spazio e comunione non sono separabili.
Conseguentemente...
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I due strumenti identici, la prospettiva di una durata quasi senza limitazioni (70') e la possibilità di operare in un luogo prescelto, sono delle condizioni ideali. Tutta la mia gratitudine alla sensibilità dei committenti (Bank Austria e Jeunesse Österreich) e la mia ammirazione per i due interpreti Petra Stump e Heinz-Peter Linshalm.
In questo lavoro i due strumenti sono alla distanza massima (15 m) che consente ancora una reciproca influenza acustica delle due fonti. Questo permette di agire sia sul totale isolamento acustico e spaziale di ogni fonte, sia sull'intero spazio come fosse l'interno di uno strumento.
A partire dalla vibrazione più povera (che resta chiusa in un'unica fonte e si isola in un punto dello spazio quasi senza riflessione) fino a quella più complessa e diffusa (che lo riempie interamente), la disomogeneità e le differenze di diffusione iniziali delle vibrazioni del Clarinetto basso diventano il punto di forza per rapporti più articolati. Ad esempio, particolari forme e gradi di risonanze, di estraneità apparente, ecc.
La particolare collocazione delle due fonti e degli ascoltatori, stimola l'ascolto in modo asimmetrico sempre sbilanciato. Lo spazio in cui il suono si diffonde e dura assume così una particolare e stabile caratteristica acustica: un voluto disequilibrio, punto di forza ideale per sviluppare una complessa multifonia visionaria che fa leva sullo spazio.
Non c´è qui un unico centro ideale (il compositore-ascoltatore che pensa altri ascoltatori identici a se stesso) "di fronte al quale" il suono accade ( e che poi con il CD crederà di avere il suono "a portata di mano" in un ascolto non influenzabile, finalmente perfetto e ripetibile) Chi ascolta è all’interno di questa particolarità acustica, e per poter costituire un Hörpunkt distaccato, dovrà dominare e rimodulare i piani di ascolto con un esercizio più attivo e particolare rispetto all’ascolto tradizionale.
Ma anche la fonte del suono è instabile: talvolta lo strumento tace e il suono vibra nel corpo dell'interprete (corpo-strumento), talvolta lo strumento "scompare" (vibra come una bocca o un tubo dell' impianto di aerazione).
Il lavoro si articola e si sviluppa in stazioni, ognuna è il dominio di una dimensione differente, secondo una particolare gerarchia e gradazione di legami, spesso fra stati lontanissimi. Stazione dopo stazione si configura una galassia disomogenea di apparizioni e contemporaneamente si apre un altro spazio, quello della parola-suono rituale. La possibilità e il senso della integrazione di tutti questi piani è la domanda aperta per l'ascolto.
1+1=1 allude ad una diversità:
il riconoscimento della pratica e della intelligenza del suono come appartenenza consapevole ad una dimensione impersonale, i cui confini non sono tracciati (come in una goccia d’olio...).
The two performers must stand, and be placed on stage as far as possible from each other (8-15 meters).
This placement on stage is an essential part of the project, and must be obligatory observed. In case the stage (the location) doesn't offer this possibility, the following pictures show possible alternatives.
Federico De Leonardis: Pastorale e Catena 1987