Noam Bierstone, Christian Smith
Una preghiera. Mani Gonxha è una esperienza rituale di intensa intimità per l´interprete, che viene a trovarsi nudo ed esposto quando si trova di fronte a un´auditorio. È come visitare una chiesa e trovarvi qualcuno immerso profondamente in una preghiera personale; questo momento di grande significato individuale genera una situazione un po´ imbarazzante ma attraente per l´osservatore.
Attraverso l´uso di due tazze tibetane – strumenti tradizionali sacri usati come segnale per l´inizio e la conclusione di momenti di meditazione silenziosa – Billone fa apparire un ricca
varietà di contatti, timbri, risonanze e armonici che non si immaginerebbe possibile in una sola fonte sonora. Le tazze sono una estensione delle mani. Diventano una parte dell´interprete, come se l´interprete stesso diventasse parte del corpo che risuona.
Il piú piccolo contatto fra i vari materiali – metallo, pelle, ossa, torso e la voce – moltiplica e propaga il suono attraverso il corpo che agisce e verso l´esterno.
Gonxha è un riferimento a al nome albanese di Madre Teresa di Calcutta, Anjezë Gonxhe Bojaxhiu. Gonxha in Albanese significa „bocciolo“, o „gemma cresciuta su una pianta che si sviluppa in un fiore“ altrettanto quanto l´elaborato universo sonoro che si è sviluppato
dalla semplice fonte di due tazze tibetane.
Federico De Leonardis: Pastorale e Catena 1987