Pierluigi Billone
Mani Δίκη può essere considerato una sorta di celebrazione del mondo sonoro del metallo, e specialmente della ricchezza e della qualità dei suoi stati sonori; della manipolazione connessa al contatto metallo-metallo; della particolare forma degli strumenti che influenza la manipolazione; della mutua posizione degli strumenti che crea uno spazio particolare per il corpo dell´interprete.
Si tratta quindi di un viaggio esplorativo e creativo del suono. (O una sorta di “Via del suono”). Attraverso il suono, a contato con la materia, grazie al contatto vivente con gli strumenti (la gran parte dei quali non appartengono alla tradizione culturale e religiosa europea, e il loro suono originale non è mai usato, e questa scelta non necessita spiegazioni…).
Il set strumentale crea un unico grande strumento metallico, come un corpo consistente di differenti parti ma connesse e interdipendenti, ed è stato pensato a questo scopo.
In momenti differenti ogni strumento diviene il centro della manipolazione e il 2cuore ritmico” del corpo-strumento.
Dapprima il gong dell´Opera cinese, poi il Gong Tailandese, quindi le Campane a lastra, e da ultimo le Tazze tibetane.
Alcuni momenti, per la loro particolarità sonora e ritmica, la loro specifica manipolazione e certi stati sonori estremi, segnano la “Via del suono” e creano “Stazioni” complementari:
L´estrema concentrazione e riduzione delle azioni in alcuni casi una sorta di scrittura sonora e ritmica astratta, quasi fatta di cerchi e linee) rende ogni minima differenza udibile e apre l´attenzione verso una “voce musicale” del metallo, che la cultura europea ha ignorata e mai veramente riconosciuta come suono.
Federico De Leonardis: Pastorale e Catena 1987